set 07, 2015 Maurizio Fraissinet Recensioni
Continua la produzione di Atlanti ornitologici italiani, l’ultimo che vede la luce sotto forma editoriale è dedicato questa volta a un territorio particolare, quello del Parco regionale dell’Appia Antica (3400 ettari), un luogo di eccellenza archeologica, paesaggistica e naturalistica. Un territorio a forte vocazione ecotonale costituito infatti dai palazzi della città, le aree agricole ad essi adiacenti, salvatesi per l’imposizione del vincolo dell’area naturale protetta, pozze e corsi d’acqua, superfici forestali. Il tutto porta alla presenza, tra certe, probabili e possibili di 73 specie nidificanti, delle quali però solo 57 rinvenute nel corso dell’indagine. Ciò è dovuto all’approccio metodologico utilizzato: nelle 138 unità di rilevamento di 500 metri di lato adottate è stato fissato un punto di ascolto al centro del quadrante con un raggio di 200 metri. Tale ampiezza del raggio si giustifica con la presenza nel Parco di molti ambienti aperti. Sono state registrate quindi tutte le specie viste e ascoltate in tale raggio.
Il libro si presenta con una buona veste editoriale, ben illustrato e con schede puntuali per ciascuna specie trattata. Sono presenti anche capitoli dedicati all’analisi dei risultati ottenuti, e ad un’analisi ecologica che si sofferma in particolare sulle comunità e sulle interazioni con l’ambiente.
Fa riflettere il metodo utilizzato, scientificamente inappuntabile ma limitato nel conseguimento dei risultati. E’ evidente che gli Autori intendevano produrre una ricerca che, utilizzando un metodo scientifico rigoroso e standardizzato per tutto il territorio, fornisse dati omogenei che si potessero quindi elaborare per le analisi ecologiche.
Questo fatto, di per sé positivo e condivisibile, ha però sacrificato la completezza del dato ornitologico, nel senso che l’Atlante non riporta la distribuzione di specie, quali ad esempio gli Strigifromi, che pure sono presenti nel Parco.
Un Atlante che fa riflettere, come dicevo prima, e fa pensare alla necessità di avviare un dibattito sulla elaborazione di linee guida per la organizzazione di atlanti ornitologici nel nostro paese, al fine di trovare, pur nella varietà di approcci possibili, elementi comuni di base che consentano la comparabilità tra un Atlante e l’altro. Un po’ come è già avvenuto per le linee guida elaborate tempo fa per gli Atlanti ornitologici urbani e che, nel tempo, stanno dando buoni risultati.
Un esempio può chiarire forse meglio questo aspetto. In un Atlante ornitologico il Rondone va riportato nel quadrante con la definizione di categoria possibile anche solo se osservato in volo? A mio giudizio no, considerando le ottime capacità di volo della specie e il fatto che nidifica in un quadrante solo se esistono le condizioni ambientali idonee (pareti rocciose, o meglio ancora succedanee di queste). Lo stesso dicasi per altre specie. Gli Autori dell’Atlante del Parco dell’Appia Antica, ad esempio, hanno giustamente scartato le osservazioni di Gabbiani reali in attività trofica nel Parco. Lo stesso andrebbe fatto per il Rondone. Da anni invito i coordinatori ad adoperarsi in tal senso, altrimenti escono dati di difficile interpretazione. E’ il caso dello stesso Atlante dell’Appia Antica in cui la specie compare tra le prime 10 in quanto a copertura (con l’83,3% dei quadranti occupati) ma con un solo quadrante di nidificazione certa, 0 di nidificazione probabile e 114 di nidificazione possibile.
In conclusione mi sento di ringraziare i coordinatori del lavoro perché hanno arricchito l’ornitologia italiana di un nuovo, prezioso, atlante, peraltro anche molto curato dal punto di vista editoriale, il che non guasta mai, e hanno consentito al sottoscritto di porre l’attenzione su alcuni aspetti di approccio metodologico che potrebbero essere ripresi da altri per un dibattito ampio e articolato su questi temi.
fondatore dell’ASOIM e più volte Presidente, oltre che creatore di LettereAsoim. Opera nel settore delle aree naturali protette. Da ornitologo ha lavorato per dieci anni alla stazione di inanellamento dell’Isola di Vivara, dove, tra l’altro, ha studiato a lungo l’Occhiocotto. Ha coordinato, o ha prestato la sua collaborazione a molti atlanti ornitologici. Attualmente segue diverse ricerche ornitologiche, si interessa in particolare di censimenti degli uccelli acquatici e di avifauna urbana.
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